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Alpeggio: cucina la montagna e riconnettiti con la natura

Tuesday 26 March 2024

Preservare le radici: la storia dell'alpeggio e la passione per la tradizione. Vivi l’alpeggio in prima persona!

Alpeggio: cucina la montagna e riconnettiti con la natura

Preservare le radici: la storia dell'alpeggio e la passione per la tradizione. Vivi l’alpeggio in prima persona!





Prealpi Orobie, Val d’Inferno per l’esattezza.

Un nome all’impatto non molto rassicurante, ma che dietro di sé racchiude la storica tradizione dell’alpeggio, un rituale estivo che porta con sé secoli di storia, cultura e dedizione.

L'alpeggio va oltre la semplice pratica agricola, è un stile di vita, un legame profondo con la terra e con le generazioni passate; è un viaggio verso le alte quote, alla ricerca di pascoli rigogliosi dove le mandrie possano pascolare liberamente e respirare aria pura. 

Qui si continua una tradizione millenaria.


La Valle d’Inferno, una vallata incantata situata sopra il Borgo Rurale di Ornica, che risale fino ai 2554m del Pizzo Tre Signori. Si chiama così perché un tempo sede di numerose fucine, i cui camini fumanti ricordavano un luogo infuocato e rovente, l’Inferno appunto. 

Qui, un tempo, prosperava l'attività casearia, una pratica consolidata nel corso dei secoli.

Piccole società composte da diverse famiglie, il cui nucleo era principalmente composto da un casaro, un capo mandria e altri 6/7 membri.

Una società principale forniva le vacche e in base alla produzione di latte si otteneva formaggio o si cedeva il diritto al formaggio.

Questa era una tradizione radicata nella cultura locale, ma è stata abbandonata a causa delle fatiche e degli scarsi guadagni. Di conseguenza, oggi il pascolo è invaso dalle piante, i boschi sono diventati foreste, impoverendo i terreni e facendo svanire quasi del tutto la cultura dell’alpeggio. 

Montagne incolte, abbandonate e impoverite.


Il pascolo poteva contenere fino a 100-80 vacche, mentre ora ne contiene solo 20 (il pascolo di Ferdy si intende), il che significa che chiunque lavori con così poche vacche deve svolgere un lavoro estremamente duro.

Inoltre, in passato l'acqua veniva trasportata tramite canaletti naturali che deviavano l'acqua dai pozzi; senza questi canali funzionanti diventa impossibile rifornire i pozzi d'acqua, causando ulteriori problemi per la vita degli animali e delle persone ad alta quota.

A peggiorare la situazione il cambiamento climatico.




Ogni “zona” doveva sopravvivere, quindi faceva il massimo per adeguarsi al proprio territorio, era tutto un equilibrio. Tuttavia, come molte altre tradizioni, anche l'alpeggio ha subito dei cambiamenti; a partire dagli anni '50 abbiamo assistito a un progressivo abbandono di questa pratica.

Ciò che una volta rappresentava il fulcro dell'economia locale e la base della sussistenza per molte comunità montane, è stato via via dimenticato.

Nell'alpeggio è fondamentale prepararsi “al peggio”, considerando soprattutto gli agenti atmosferici che potrebbero impedire il movimento: è quindi necessario avere scorte di cibo anche in zone più basse e sicure, in modo da poter rientrare in caso di necessità o di cambiamento di meteo. 

È importante poter rientrare rapidamente nel luogo sicuro dell'alpeggio per poter prendere le misure necessarie e le precauzioni per continuare l'attività. L’alpeggio è caratterizzata da un terreno molto verticale e pieno di pericoli, soprattutto per gli animali.

Se questa arte e questo lavoro ti sono stati tramandati da qualcuno, è diverso rispetto a doverli imparare da solo senza alcuna guida.








Con il passare del tempo si è iniziato a correre meno rischi, a frequentare meno alcune zone che sono diventate abbandonate e non più sfruttate per il pascolo, quindi ricoperte da erbe meno nutrienti e con meno segni di taglio, diventando così più pericolose da affrontare.

Entrare in un pascolo ben tenuto con erba fresca è diverso dall'entrare in uno scivoloso e non curato.

Ora bisogna essere molto più attenti perché il rischio è sempre presente. Come si diceva una volta: "Alla vacca cambiagli il padrone, ma non il monte".




In passato c'era una gerarchia ben consolidata e tutto il paese si trasferiva in alpeggio durante la stagione; coloro che mandavano le loro mucche dovevano procurarsi il pastore, operando all'interno di società cooperative con statuti ben definiti.

Anche in alpeggio non si poteva agire a proprio piacimento, ma bisognava rispettare regole e tradizioni condivise.

Oggi, di tutta quella bellezza rimane solo Ferdy, il capo mandria.


Che gestisce il pascolo insieme al suo bocia Nicolas, mentre Giuseppe (casaro) e Matilde (aiutante casaro) trasformano il latte in formaggio direttamente in alpeggio.

Ma c’è una luce che brilla ancora! 

Dato che persone con la sua stessa passione di Ferdy hanno scelto, nonostante le sfide e le difficoltà, di resistere e stare in montagna.

Hanno scelto di (ri)costruire con tanta determinazione e passione la tradizione dell'alpeggio in Val d’Inferno, che è tutt’oggi un luogo abbastanza ricco d'acqua, ben esposto al sole e ideale per la produzione di formaggi di alta qualità, come il nostro Formai de Mut.

Qui l'erba è sempre fresca e questo si riflette chiaramente nella qualità dei nostri formaggi; chi lavora in alpeggio comprende l'importanza di essere profondamente legato alla propria terra, di amare la montagna e di rispettare la propria cultura e tradizione. 




Ferdy percepisce questo legame e agisce di conseguenza.

Lavorare con passione, eleganza e la costante volontà di migliorarsi e di trasmettere conoscenza fa la differenza, rispetto a chi si limita a svolgere il proprio compito senza passione.

Il prezzo di un nostro formaggio non riflette solo il suo valore intrinseco, rappresenta anche il contributo al mantenimento del territorio, alla tutela dell'ambiente, alla conservazione delle tradizioni e alla promozione della biodiversità. 


Tutto questo contribuisce anche a ridistribuire gli animali sul territorio, creando valore aggiunto non solo per noi, ma anche per il pianeta nel suo complesso!









Perché Ferdy lo fa?


Cosa spinge persone come lui a perseverare un'attività che sembra essere stata abbandonata negli anni del progresso?

La risposta risiede nella loro anima, nella loro connessione con le radici, con la storia che scorre come un fiume sotterraneo sotto il terreno su cui camminano.

È la passione per la terra, per le montagne, per la memoria di coloro che hanno lavorato prima di loro; è il desiderio di preservare un pezzo di identità, di non lasciare che il vento del cambiamento spazzi via tutto ciò che è stato costruito con tanto impegno e sacrificio.




La storia dell'alpeggio ci insegna molte cose, come l'importanza di conservare le nostre radici, di abbracciare la cultura e la tradizione che ci definiscono come individui e come comunità.

Ci ricorda che, nonostante il mondo possa cambiare rapidamente intorno a noi, ci sono valori e pratiche che meritano di essere preservate e tramandate alle generazioni future.

Quindi, mentre osserviamo il sole sorgere dietro le cime delle montagne e ascoltiamo il suono delle mucche che pascolano nei prati, prendiamoci un momento per apprezzare e sostenere coloro che si impegnano a preservare le antiche tradizioni che arricchiscono la nostra società.

Vivi in prima persona la stagione dell’alpeggio.


Oggi, l’affascinante esperienza dell'alpeggio può essere vissuta anche da te, in prima persona, insieme alla guida di Ferdy e del suo team. 

Come? Grazie alle Esperienze Wild acquistabili sul nostro sito (in base al meteo da Marzo a Settembre). 

Che si tratti di una giornata o di una notte nella baita di famiglia “La Casera”, a 1500m, abbiamo deciso da qualche anno di condividere questo magico mondo con tutti i nostri ospiti.

Un’avventura che abbiamo voluto mettere a disposizione di più persone possibili, per permettere loro di entrare in contatto con questa realtà, prenderne consapevolezza e trovare ispirazione nella frenesia del mondo di oggi.

Trovi maggiori informazioni nelle esperienze prenotabili sul nostro sito:



Stay Wild
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