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La riscossa della Bruna Alpina Originale parte da Lenna

Tuesday 19 December 2017

L’aiuto alla montagna passa anche dal recupero di una vacca. Dal ritorno alla nostra mucca, quella «Bruna alpina originale» che per secoli è stata la principale fonte di sostentamento anche delle comunità  orobiche, da cui nacquero  stracchini, formaggi di monte,  Taleggio, Bitto e Branzi. Una razza, però, oggi in via di estinzione, soppiantata da una ventina d’anni, in nome del profitto e del commercio, da altre  più «lattifere» come la Bruna (un incrocio americano), la Pezzata Rossa o la Frisona.

La riscossa della Bruna Alpina Originale parte da Lenna

Da Lenna e in Val Brembana ora parte la riscossa della Bruna alpina originale (Original Braunvieh come è conosciuta a livello internazionale): tre allevatori, Nicolò Quarteroni di Lenna, Ignazio Carrara di Serina e Alfio Sassella di Talamona (Sondrio), hanno fondato l’associazione che mira alla costituzione di un Libro genealogico della razza, alla sua salvaguardia e diffusione su tutto l’arco alpino. La sede operativa è all'agriturismo Ferdy di Lenna, una quarantina, finora, gli allevatori associati, 11 le aziende che producono anche formaggi e carne, in Val Brembana, Valle Seriana, Valtellina, nel Bresciano e in Piemonte, e potranno fregiarsi del marchio «Qui prodotti di Bruna Alpina originale». «Prodotti che avranno un prezzo più alto della filiera industriale – spiega il vicepresidente Quarteroni – ma che avranno dei valori aggiunti: acquistando un formaggio di Bruna alpina si aiuterà la sostenibilità dell’agricoltura in montagna, il recupero del territorio, il benessere animale, la tradizione, il cibo sano e la nostra salute. Elementi tutti fissati nel nostro statuto». 

I capi di Bruna alpina originale, animale più rustico e adattabile all’alpeggio delle altre razze, dovrà per regolamento pascolare liberamente per almeno 90 giorni l’anno, quindi cibarsi esclusivamente di erba, in inverno, invece, principalmente con fieno: elementi che, confermati anche dagli studi, danno qualità salutistiche maggiori a latte e derivati. Niente allevamenti intensivi, quindi, ma libertà di pascolo, spesso mungitura a mano e soprattutto benessere animale, evidenziato anche nella presenza di un toro aziendale per la monta naturale nelle aziende aderenti al progetto. 

«Tutto questo - prosegue Quarteroni - si traduce anche in un recupero del territorio, visto che la razza si adatta a pascoli spesso abbandonati. E nella sostenibilità del progetto: i prodotti hanno prezzi alti, ma di qualità superiore». Un progetto e una qualità riconosciuta e sostenuta da tempo da Regione Lombardia e dall’Unione Europea che, per i prossimi cinque anni, aiuterà gli allevatori di Bruna Alpina, riconosciuta come razza in via di estinzione, con 400 euro di contributo a capo. «Anche l’Associazione nazionale allevatori razza bruna italiana (Anarb) si sta impegnando per definire l’esatta morfologia della razza – prosegue Quarteroni – e alla prossima fiera nazionale di Verona della Bruna italiana saremo presenti con l’associazione». 

Associazione che, proprio in queste settimane, sta delineando attività future: sono online sito web (www.brunaalpinaoriginale.com) e gruppo Facebook (19 mila adesioni) e pronti anche i loghi per soci, produttori e supporter, realizzati da «Ardesia studio» di Bergamo. «Oltre agli allevatori – conclude il vicepresidente - abbiamo infatti anche tanti sostenitori che condividono il nostro progetto e i valori che porta con sé. Anche a loro il nostro grazie, perché sostenendo la “nostra” vacca aiuteranno la montagna».

La riscossa della Bruna Alpina Originale parte da Lenna
La riscossa della Bruna Alpina Originale parte da Lenna
La riscossa della Bruna Alpina Originale parte da Lenna
La riscossa della Bruna Alpina Originale parte da Lenna
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